PASSEGGIATE LETTERARIE: OPINIONI DI UN CLOWN

Molti libri antichi ordinati in una vecchia libreria di noce.
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Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro

In questo post ‘PASSEGGIATE LETTERARIE: OPINIONI DI UN CLOWN’ è possibile riflettere su un modo personale di analizzare un testo che ci rende consapevoli di molteplici aspetti di un’opera letteraria. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione le analisi dell’autrice autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare il proprio manoscritto con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordiente per un successo letterario.

MARIA ROSA GIANNALIA

OPINIONI DI UN CLOWN
di Heinrich Boell

OPINIONI DI UN CLOWN

Heinrich Boell

IL SENSO DELLA VITA

Un romanzo di Antonio De Martino

IL SENSO DELLA VITA

PASSEGGIATE LETTERARIE: OPINIONI DI UN CLOWN

Anche questo mese, l’artico dedicato alla letteratura sarà una recensione di Rosetta Martorana.
Troverete un’analisi approfondita anche sui personaggi della storia che Heinrich Boell ci racconta in questo suo bel romanzo datato 1963.

OPINIONI DI UN CLOWN di Heinrich Boell
Recensione di Rosetta Martorana

ANSICHTEN  EINES  CLOWNS  è  un  romanzo  scritto  nel  1963  dallo  scrittore tedesco  Heinrich  Boell. 

Il protagonista

Avvicinandosi  alla  cinquantina,  a  un  clown  non  restano  che  due  possibilita’ : o  il  lastrico  o il  trionfo.

[…] 

Avevo  voglia  di  piangere : la  biacca  sul  viso  me  lo  impediva,  era  cosi’  perfetta  con  quelle  crepe,  con  quei  punti  in  cui  il  gesso  cominciava  a  sfogliarsi ; le  lacrime  avrebbero  rovinato  tutto.  Avrei  potuto  piangere  piu’  tardi,  dopo,  a  recita  finita,  se  ne  avessi  ancora  avuto  voglia.  L’abito  professionale  e’  la  corazza  migliore  che  esista,  vulnerabili  sono  soltanto  i  santi  e  i  dilettanti.”

Queste considerazioni  e  descrizioni  di  Heinrich Boell,  permettono  di  identificare  subito Hans Schnier ,   il  protagonista  del  romanzo,  sia  nella  sua  dimensione  esistenziale  e  spirituale  sia  nella  sua  tormentata  esperienza  di  artista  non  più  giovane  e  con  dei  problemi  fisici  ed  economici.

La storia è ambientata nella  Germania  degli  anni  cinquanta, post bellica  e  post  nazista  in  cui  primeggia   la  borghesia  tedesca  che  deve  fare  i  conti  con  i  suoi  sensi  di  colpa  e  con  le  tipiche  miserie  della  classe  borghese  medesima. 

Lo stato depressivo

Nel processo faticoso della ricostruzione economica il clown Hans famoso e acclamato nei teatri, attraversa un periodo molto critico della sua esistenza materiale e spirituale. Dopo essere stato abbandonato dalla sua compagna Maria, donna di umili origini ma di fervente fede cattolica, cade nello scoramento più bieco che non gli consente più di impegnarsi nel lavoro e di reggere il palcoscenico con il successo di un tempo.

Hans attraversa così tutti gli stadi dell’infelicità e della depressione. A nulla gli valgono i tentativi di ricevere aiuto finanziario dalla sua famiglia, dove né il padre né la madre per motivi diversi, sono disponibili a venirgli incontro. Il disprezzo che Hans nutre segretamente per i suoi stessi genitori unitamente alla mancata ripresa dei rapporti con Maria – ché anzi non solo non torna con lui ma si sposa con un fervente cattolico- lo fa andare sempre più fino agli infimi gradi di prostrazione in cui tutto gli viene a mancare: soldi, stima sciale, sostegno materiale e morale della famiglia, mancanza d’amore corrisposto e infine isolamento professionale. Così Hans, povero e privo di tutto ma ostinato e vigoroso nel suo opporsi alla società conformista, ipocrita e borghese da cui però proviene, decide di diventare artista di strada, confermando così la sua volontà alla ribellione, non rinunciando alle sue convinzioni più determinate di opposizione e critica feroce verso la società tedesca.

Sfondo storico

Lo sfondo  storico  è  il  momento  del  miracolo  economico  tedesco  della  zona  occidentale che  induce  l’autore  a  fare  una  critica  vigorosa  alla  borghesia  ipocrita  aggrappata  alla  ricostruzione  post  bellica,  alla  negazione  acritica  del  passato,  alla  nuova  appartenenza  di  “rinascita”   e  al  senso  di  vergogna.

Boell si  serve  del  lungo  lamento  del  clown  per  puntare  il  dito  sulle  convenzioni  di una  borghesia  non  ostile inizialmente  al  nazismo  e  pronta  a  riproporre i  suoi pregiudizi  e  i  suoi  amati  riti  nel  nuovo  quadro  sociale  di  una  Germania  tornata  alla  democrazia. 

La  Germania  post  nazista  affrontò  un  lungo  periodo  di  ristrettezze  economiche    e  di  miseria  sociale,  ma  riuscì  a  rinascere  e  a  dare  vita  ad  un  processo  ricostruttivo  grazie  a  tutta  la  popolazione  di  cui  la  classe  borghese  diventa  oggetto  dell’analisi  di  Boll.

Gli avvenimenti

Gli  avvenimenti  del  romanzo  si  racchiudono  in  tre  ore  di  narrazione  e  si  svolgono  a  Bonn  nel  1962;  Hans  Schnier  è  il  protagonista  che  per  vivere  fa  il  clown  e  sta  attraversando  un  periodo  molto  triste,  come  spesso  succede  a  questo  tipo di  artisti,  perché  si  è  infortunato  nell’ultima  esibizione  non  suscitando  più  l’ilarità  del  pubblico. Viene anche lasciato  da  Maria, la donna  di cui  è  follemente  innamorato.

Maria,  giovane  e  fervente  cattolica,  aveva  condiviso  con  Hans  l’odio  nei  confronti  della  borghesia,  ma  ciò  nonostante  decide  di  sposare  un  borghese  cattolico  causando  un  malessere  esistenziale  ad  Hans  per  il  doppio  tradimento.

Hans  si  ferma  e  inizia  a  riflettere  sulla  vita,  sulle  relazioni  sentimentali,  su  Maria  che  l’ha  tradito  nei  principi,  sul  padre  che  è  un  uomo  povero  di  sentimenti,  sulla  madre  totalmente  ipocrita  e  sulla  sorella  scomparsa  durante  la  guerra.

IL SENSO DELLA VITA

Un romanzo di Antonio De Martino

IL SENSO DELLA VITA

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Non  si  risparmia  niente  in  queste  tre  ore  perché  riaffiorano  i  dialoghi  con  i  genitori,  l’autocommiserazione,  gli  insulti  alle  persone.

Si  sente  un  artista  fallito  e  considera  l’arte  o   pagata  troppo  o  troppo  poco;  si  sente  anche  un  fallito  come  uomo  quando  ricorda  il  grande  amore  per  una  ragazza  che  non  poteva  permettersi  perché  figlia  di  un  borghese.  Finisce  quindi  per  idealizzare  l’ amore,  proprio perché  non  lo  ha  mai  vissuto  fino  in  fondo.

I  pensieri  di  Hans  sono  un  insieme  di  provocazioni,  rabbia,  odio,  delirio,  delusione,  rimpianti  e  di  tutto  ciò  che  una  mente  delusa  può  produrre.

Dimostra  però  una  profonda  coerenza  nel  preferire  a  continuare  a  fare  il  clown  piuttosto  che  essere  ipocrita  come  gli  altri  facendo  conoscere  la  sua  morale  e  la  doppia  crisi,  professionale  e  sentimentale.

Nella  Bonn  del  dopo  guerra  lui  si  sente  ai  margini  della  società,  un  estraneo  e  in  perenne  lotta  con  l’ambiente  in  cui  vive.“Opinioni  di  un  clown”  è  la  storia  di  una  deriva  esistenziale,  fatta di flashback  e  ricordi  che  nella  loro  confusa  nitidezza  diventano  la  critica  contro  la  famiglia,  la  società,  lo  Stato  e  il  cristianesimo.  E’ una  critica  ironica  ma  spietata.  Il   clown  non  fa  più  ridere  è  un  uomo  disperato  che  vede  il  suo  fallimento  prendere  vita.

La  Chiesa  è  il  bersaglio  principale  di  Hans: egli   non  fa  alcuno  sconto  al  passato  nazista  di  quelle  persone  che  non vogliono  ripudiare  o  cancellare la loro passata appartenenza; così realizza  un’accusa  generale  nei  confronti  dei  falsi  pentiti  o  convertiti  e  degli  opportunisti.

Non  risparmia  critiche  e  perplessità   nei  confronti  del  cattolicesimo:

 Lo  so,  credere  a  questa  religione  è  difficile.  Resurrezione  della  carne  e  vita  eterna.  Spesso  Maria  mi  leggeva  la  Bibbia.  Dev’essere  difficile  credere  a  tutto  questo.  Più  tardi  ho  letto  persino  Kierkegaard (una  lettura  utile  per  un  individuo  prossimo  a  diventare  un  clown).  Era  difficile,  ma  non  faticoso.  Non  so  se  ci  sia  gente  che  ricama  tovaglie  sui  disegni  di  Picasso  o  di  Klee.  A  me  quella  serata  fece  questa  impressione,  come  se  quei  cattolici  progressisti  si  lavorassero  all’uncinetto  dei  grembiuli  di  Tommaso  d’Aquino,  Francesco  d’Assisi,  Bonaventura  e  Leone  XIII.  Grembiuli  che  naturalmente  non  arrivano  a  coprire  le  loro  nudità,  perché  non  c’era  nessuno  fra  i  presenti  (all’infuori  di  me)  che  non  guadagnasse  almeno  millecinquecento  franchi  al  mese.  Era  così  imbarazzante  anche  per  loro,  che  più  tardi  si  sfogarono  diventando  cinici  e  snob.”  

Hans  mette  a  confronto  la  dottrina  cattolica  con  il  pensiero  del  filosofo  danese  per  il  quale  la  vita  pone  l’uomo  sempre  di  fronte  ad  una  scelta  di  molteplici  possibilità,  nessuna  delle  quali  è  garantita,  così  che  ogni  scelta  comporti  la  possibilità  del  fallimento.  Per  il  filosofo  bisogna  prima  credere  e  poi  comprendere.

Risulta  quasi  spietato  nei  confronti  dei  cattolici  progressisti  che  vede  pronti  a  profanare  l’essenza  dei  valori cristiani paragonandoli a coloro, come prima detto in citazione, che si creano  virtualmente   grembiuli  all’uncinetto  riproducendo  figure  emblematiche  e  ieratiche come   S. Francesco,  S.  Tommaso, S. Bonaventura   etc.  etc.  acclarandosi così come  veri ignoranti dell’essenza del cristianesimo.

Notevole appare   che  tra  le  figure  cristiane  venga citato  il  papa  Leone  XII  autore  della  Rerum  Novarum: questa  enciclica sviluppa infatti  la    valenza  sociale  del  Cristianesimo  realistico  e  concreto, poiché incarna  la  dottrina  sociale  della  Chiesa  che si occupa anche  del  diritto  alla  proprietà,  del  capitalismo,  del  salario,  dell’intervento dello  stato  nell’economia,  delle  associazioni  lavorative, modificando così l’immagine  stereotipata del  Cristianesimo.

Al  protagonista  interessa  avere  una  coscienza politica,  cosa  che  non  riscontra  in  quei  tedeschi che  ipocritamente  si  dicono  antinazisti  ma  nel  profondo  del  loro  essere  non  riescono  a  ripudiare  l’essenza  del  Nazismo  perché  fa  comodo  nell’incarnare  il  potere  e  nel  difendere  i  propri  interessi.

Se  Hans  apprezza Kierkegaard  è  perché  il  filosofo  rispetta  e  apprezza   il  Cristianesimo  che  invece, nel caso di questi borghesi – come anche  da  un  certo tipo di cattolici – viene  usato  a  proprio  uso  e  consumo.  Hans alla fine del  romanzo  per  coerenza  si  mostra  un  vero  Cristiano  e  non  un  cattolico, per questo sceglie  un  tipo  di  vita  libera  e  senza  compromessi.

Il  moralismo  intransigente  di  Hans  è  vissuto  da  un  uomo  isolato  e  disperato  e  la  sua  storia  non  si  conclude;  infatti  dopo  quella  critica  spietata  esce  di  casa  va  alla  stazione  di  Bonn  per  chiedere  l’elemosina  e  cantare  canzoni  religiose.

Il  finale  amaro  e  atroce  diventa  quasi  necessario e  catartico  per  rendere  più  pesante  la  condanna  nei  confronti  della  società  falsa  e  bigotta  di  quel  momento.

La  narrazione  è  attraversata  da  una  profonda  poesia  pur  se  presenta  il  fallimento di  una  persona  e  la  sua  non  integrazione  in  una  società  che  disprezza  fino  in  fondo.

Per un  approfondimento  delle  notizie  biografiche  di Boll  consultare  il  seguente  link :   

https://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_B%C3%B6ll

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