PASSEGGIATE LETTERARIE: I figli sono finiti

Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro

In questo post ‘Passeggiate Letterarie: I figli sono finiti’ è possibile riflettere su un modo personale di analizzare un testo che ci rende consapevoli di molteplici aspetti di un’opera letteraria. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione le analisi dell’autrice autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare il proprio manoscritto con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordiente per un successo letterario.

MARIA ROSA GIANNALIA

PASSEGGIATE LETTERARIE: I figli sono finiti
di Walter Siti

IL SENSO DELLA VITA

Un romanzo di Antonio De Martino

IL SENSO DELLA VITA

PASSEGGIATE LETTERARIE: ‘I figli sono finiti’ di Walter Siti

Pubblicato da Rizzoli nel 2024, questo è l’ultimo romanzo di Walter Siti.

   Un romanzo sui generis tra biografia e finzione dove i due livelli si alternano e si confondono nell’impeto di una narrazione immediata, coinvolgente, “attuale” e non solamente per la materia    trattata.

PASSEGGIATE LETTERARIE: Il motivo conduttore

   Fa da leitmotiv il rapporto instauratosi casualmente tra un anziano professore di letteratura francese, malato, con un cuore nuovo, trapiantato, e un giovane ventenne hikikomori, disadattato, immerso totalmente in quella che lui pensa essere la realtà del futuro, completamente artefatta e perciò lontana dai sentimenti e dalle sofferenze che questi comportano.

La situazione

   I due si incontrano nel centro di Milano all’interno di un condominio in cui occupano rispettivamente due appartamenti che si affacciano sullo stesso pianerottolo. Il vecchio ci abita da sempre, il giovane solo da poco e per volontà del padre che desidera mettere una bella distanza fisica tra sé e il proprio figlio.

   Il vecchio si chiama Augusto, il giovane è Astòre con il marcato accento che afferma e conferma l’origine del nome, tipico di un uccello rapace, motivo di contesa, a suo tempo, tra i due genitori. 

   Augusto ha perso, tempo prima, il suo compagno di vita, Enzo, durante un viaggio in Colombia e si sente solo anche se intorno a lui orbitano diverse presenze: Bruno, un amico affettuoso che lo accudisce con devozione, Franco un escort internazionale che ogni tanto concede, prezzolato, il suo corpo marmoreo e lussureggiante al furioso desiderio di sesso che, lentamente ma inesorabilmente si trasforma, nel professore, in un forte innamoramento. Infine Astòre, giovane ventenne, il quale dopo avere difeso strenuamente la sua determinazione a stare da solo, capitola di fronte all’affetto e alla similarità esistenziale di Augusto stesso.

   Ma Astòre porta in eredità un padre rifiutato, Piero, e insieme a lui il retaggio terribile della morte drammatica della madre quando egli stesso era ancora un bambino. Il rifiuto del padre è il motivo che si svelerà essere la causa prima e inconsapevole del rapporto col vecchio professore costretto, suo malgrado, a fare da tramite tra i due che non si parlano più.

La storia

   Questa in molta sintesi la situazione in cui si incardina la sontuosa narrazione di Siti. La piccola storia dei protagonisti procede in un intreccio fitto e continuo con la grande storia di questi ultimi quattro anni in cui il nostro pianeta ha visto alternarsi l’epidemia generale del coronavirus, le sanguinose guerre tra Israele e Palestina e, ancora, l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin e tutti gli altri accadimenti piccoli e grandi della cronaca quotidiana. La contemporaneità su cui scorre tutta la narrazione porge il destro all’autore di fare ampie riflessioni ed excursus sul nostro vivere la storia, sul nostro sentire lo scarto tra la volontà e la realtà, tra i desideri e la loro realizzazione in un brusio di fondo in cui nessuna voce sovrasta le altre , nessuna determinazione intrapresa è in grado di apportare modifiche alla storia generale come anche alla storia individuale: tutto avanza nello scorrere del tempo,  in un tempo relativo,  mentre l’umanità è sovrastata e contenuta in una entità spazio-temporale che non ha nessuna forma, è sconosciuta e inconoscibile. La narrazione è mediata attraverso lo scriba, narratore interno, che intreccia la sua affabulazione a quella dei personaggi stessi, fino a confondersi ora con l’uno ora con l’altro di essi, con sguardi diversi sulla medesima realtà.

Il sesso

   In questo spasimo continuo dei protagonisti di conoscere almeno i motivi delle loro stesse azioni, si perdono i contorni delle cose, si smarriscono le definizioni dei valori e allora il sesso prende il sopravvento come ultimo anelito, come tensione e conoscenza verso l’infinito durante gli spasmi delle eiaculazioni e dei coiti descritti con una strabiliante perizia di particolari e con un realismo davvero volutamente kitsch.

PASSEGGIATE LETTERARIE: La visione del mondo

   Siti abbandona qui le metafore di Troppi paradisi insieme all’elogio della mediocrità che pervade quel romanzo conferendo leggerezza e accoglimento della materia trattata. Qui , invece, lo sguardo disincantato e disilluso è la forma dentro la quale l’autore situa la sua visione del mondo: non c’è più necessità di infingimenti né di illusioni, neanche per ciò che riguarda il sesso. La visione di appagamento sociale di quel testo – e, in parte, anche dell’altro: Scuola di nudo – lascia qui la mano al realismo più disincantato, più disperato, dove nessuno si salva, dove lo stesso protagonista, nell’esito suo finale, sembra assomigliare più al Magister Knecht nel Gioco delle perle di vetro, di H. Hesse, piuttosto che al salvifico mèntore del giovane Astòre cosa a cui tutta la narrazione avrebbe potuto lasciar pensare.

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PASSEGGIATE LETTERARIE: La scrittura

   La scrittura di Siti è l’elemento formale più intenso, quello in cui l’autore sceglie di far vivere e agire tutti gli attori del suo romanzo attraverso la perizia e l’esattezza con le quali cambia di registro al variare dei personaggi e delle situazioni: un sapiente uso del parlato che costituisce lo spaccato in cui oggi tutti quanti viviamo e nel quale volenti o nolenti, per molti minuti al giorno siamo inseriti. Questa la voce di Bruno:

“ …pensavo, ti giuro, che l’aveva ucciso la televisione, e mi ero indignato e tutto … al Bello Grande avevo incontrato Jonathan del Grande Fratello che mi ha raccontato la terra bruciata che gli aveva fatto la D’Urso non solo a Canale 5, lei è ancora potentissima nonostante tutto, la vedi adesso che si infila i guanti di lattice coi denti…non gli aveva perdonato di avere detto la verità sui suoi toyboy…e poi Emanuele quando ci sentivamo per telefono insisteva – questi sono tutti i magoni che ho mandato giù -, i rospi che ho dovuto ingoiare” … oltretutto proprio lì sotto il diaframma, dicevo è chiaro, il suo cancro è psicosomatico…”

 E altrove la voce di Augusto:

“Questo mi resta oramai, fatuità o strazio, adattamento e letture di classici; i volumi ancora intonsi di Saint-Simon, Louis non Claude-Henri, e forse i disegni di nudo senza più speranza di un modello. La lattiginosa indolenza dei giovani, la prossima pandemia per essere giusta dovrebbe sterminare loro, – o le ovaie delle donne – fulminante, senza vaccini all’orizzonte.”

   Ma ecco lo stesso Augusto la cui voce si intreccia strettamente a quella dello scriba-narratore interno alle prese con l’adescamento di un suo possibile partner (si considera sempre vedovo del suo compagno Vincenzo e non riesce ancora ad elaborare il lutto):

“E’ la sua passeggiata igienica, l’unico viaggio che adesso gli sia concesso […] Solo con mascherina e lentezza per guardarsi intorno. Il ragazzo moro avrà una trentina d’anni, una bella proporzione e un giubbetto di jeans; Augusto lo sbircia, lui ricambia; […] Si tratta ormai di abbreviare la distanza pian piano, ma sul più bello il ragazzo saluta un amico; maledetto intralcio, o forse mi sono sbagliato io…[…] Ma il giorno dopo, stessa ora in corso Volta sente: – buongiorno- ed è il ragazzo che lo fissa […] Allora è proprio destino che ci incontriamo -. […] l’accordo è presto fatto, cento euro solo per vederti senza vestiti. Gli anni sono quarantadue, non si direbbe se non fosse che da vicino qualche filo bianco tra capelli lo certifica. […] già prima, alle carezze, aveva commentato perplesso: -Uà, me l’avevane ritte c’a Milane… –  Si sono separati e Augusto non ha nemmeno chiesto il suo nome; non essere amato da nessuno restando vivo, ecco il futuro che l’aspetta.”

Non tutti i rapporti di Augusto sono così superficiali ma in tutti c’è la stessa ricerca dell’assoluto, sempre disattesa, sempre deludente. Con la sola eccezione del suo amante prezzolato Franco. Ma anche lui lo abbandonerà come tutti gli altri.

PASSEGGIATE LETTERARIE: L’abbandono

   Il tòpos dell’abbandono aleggia su tutta la narrazione e diventa la medesima condizione del vivere. E quando non è Augusto a essere abbandonato, sarà egli stesso, ad abbandonare. Come se lo scotto del vivere fosse proprio l’abbandono subìto o agito e non soltanto per lui. In fondo tutti i protagonisti di questo romanzo sono abbandonati o abbandonano e quando non volutamente, allora attraverso la forza indifferente che opera nell’esistenza di tutti.

PASSEGGIATE LETTERARIE: La ragione della vita

   Non ci sono, nel corso della narrazione, momenti consolatori, neppure a carico delle parti più liriche (poche) e delle scene di sesso anche estremo (molte). A questo proposito il lettore non sempre riesce a comprendere la ragione profonda di tanta insistita reiterazione e ridondanza. Può solo ipotizzare: forse perché non ci si può sottrarre alla ricerca infinita e sempre deludente della ragione ultima della stessa vita, a maggior ragione quando la vita stessa potrà essere affidata alla riproduzione artificiale ( come afferma Astòre)  o, forse, perché vale sempre affermare leopardianamente l’assunto che “ la vita è male” in sé e che neppure quando , nell’attimo del massimo godimento si crede di raggiungere l’illusione di conoscere l’infinito, la delusione di essere ancora qui e sempre, è lo scotto che ciascun essere vivente deve pagare  per il solo fatto stesso di essere venuto al mondo.

Breve nota biografica

Laureato all’Università di Pisa e diplomatosi alla Scuola Normale Superiore[1], già docente dell’Università di Pisa e della Calabria, fino all’ottobre 2007 è stato professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università dell’Aquila[1]. Ha pubblicato due volumi di critica letteraria, Il realismo dell’avanguardia (Einaudi, 1973) e Il neorealismo nella poesia italiana (Einaudi, 1980); ha pubblicato inoltre su varie riviste italiane e straniere (Nuovi argomentiParagoneRivista di letteratura italiana e altre) saggi su MontalePennaPier Paolo Pasolini e sulla poesia italiana contemporanea. È il curatore delle opere complete di Pasolini per la collana editoriale I Meridiani, della Mondadori. Il suo romanzo Troppi paradisi è stato votato da 600 addetti ai lavori del mondo editoriale convocati dalla rivista letteraria L’Indiscreto come la miglior opera letteraria italiana del ventennio 2000-2019[2].

Ha collaborato con La Repubblica e con Domani.

Dopo un esordio da poeta (sue poesie sono apparse sull’Almanacco dello Specchio n. 8 – 1979, con un’introduzione di Franco Fortini), a partire dagli anni novanta ha cominciato a pubblicare anche romanzi[3], in cui la visione della realtà sociale spesso si sublima, e viene filtrata, da storie d’amore omosessuale. Nel 2007 è stato finalista del premio letterario Premio Bergamo. Nel 2009 ha vinto il premio letterario Dedalus. Dal novembre del 2008 cura su La Stampa di Torino una rubrica di televisione intitolata La finestra sul niente[4]. Nel 2012 è stato nel cast del programma di Italia 1 La Scimmia come preside. Nel 2013 ha vinto il Premio Strega[5] e il Premio Mondello con il romanzo Resistere non serve a niente, edito da Rizzoli.

Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Siti#Biografia

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