Home » Maria Rosa Giannalia
In questo suo ultimo romanzo, Maria Grazia Calandrone prende spunto da una pagina di cronaca nera di cui si è molto parlato: l’assassinio di un marito da parte della moglie. Questo fatto detto così nudo e crudo sembra rimandare a quei pretesti letterari che, nella scrittura, sono finalizzati a travolgere il lettore facendo leva sul suo gusto noir da buco della serratura.
L’ INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE
DI
MILAN KUNDERA
Recensione di Rosetta Martorana
Introduzione
“ EINMAL IST KEINMAL “ CIO’ CHE SI VERIFICA UNA SOLA VOLTA, E’ COME SE NON FOSSE MAI ACCADUTO.
Secondo Kundera l’essere umano non ha nessuna possibilità di capire se le proprie scelte siano giuste o sbagliate perché non le può sperimentare prima di viverle.
I figli sono finiti
Romanzo di Walter Siti
Recensione di Maria Rosa Giannalia
Pubblicato da Rizzoli nel 2024, questo è l’ultimo romanzo di Walter Siti.
Un romanzo sui generis tra biografia e finzione dove i due livelli si alternano e si confondono nell’impeto di una narrazione immediata, coinvolgente, “attuale” e non solamente per la materia trattata.
Il genere giallo incontra da sempre il favore del pubblico dei lettori, incuriositi forse più che dal plot narrativo, dall’essere chiamati in causa dall’autore – quando quest’ultimo sa essere coinvolgente – nella risoluzione dei casi di assassinio. Per questo si dice che il genere giallo “prende”, e questa affermazione è tanto più vera quanto più si constata il pullulare sempre in crescita di scrittori che praticano questo genere narrativo.
In questo articolo di Passeggiate letterarie, vi presento un libro assai interessante del 1899.
Si tratta del romanzo più importante della letteratura Brasiliana.
Anche questa volta, come altre volte ho fatto, lascerò la mano a Rosetta Martorana che ne ha studiato approfonditamente le caratteristiche e in queste pagine ve lo presenterà.
La forma e la struttura di questo secondo romanzo della scrittrice Valentina Durante, può indurre inizialmente il lettore a immaginare di trovarsi di fronte ad una narrazione architettata secondo i canoni formali del romanzo epistolare che tanto successo ha avuto nella nostra storia letteraria e ancora ne ha. Questa è la forma prescelta dall’autrice per la sua narrazione.
Il libro che viene presentato alla vostra attenzione è un romanzo di Dario Ferrari: La ricreazione è finita.
Il protagonista principale è Marcello, un giovane universitario viareggino il quale, per incarico del suo professore, un barone universitario di nome Sacrosanti, dovrà occuparsi di un suo concittadino di nome Tito Sella, vissuto a Parigi negli anni di piombo e ritrovare un suo romanzo “ Fantasima” smarrito nei meandri della biblioteca della Sorbona. A Marcello quindi l’incarico di ritrovarlo e utilizzarlo per la sua tesi di dottorato.
O uno ci sente e ci vede oppure uno ci sente oppure ci vede oppure ci sente e ci vede o non ci sente e non ci vede e a nessuno si può insegnare a sentire e a vedere, ma chi ci sente e ci vede può imparare a sentire e a veder meglio, e io per tutta la vita ho sempre cercato d’imparare a sentire e a veder meglio, soprattutto a sentire meglio, perché è più importante che uno impari a sentire che a vedere.
Da: La fornace, traduzione di Magda Olivetti, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 1984.
Ci sono dei libri per i quali una sola lettura non è sufficiente. Dico quei libri che per essere compresi in tutta la loro portata necessitano di attenzione, riflessione, cura. Sono quei libri che incidono profondamente non solo nell’immaginario del lettore ma anche nel profondo della sua sfera emotiva. Sì, certo, incidono anche per la storia, ma soprattutto per una scrittura tanto geniale che fa in modo che quella storia attraversi spazio e tempo così che la ricordi per tutta la vita. Ma è solo quando la rileggi che comprendi la portata strutturale della narrazione: il suo piegarsi ai sentimenti e alle emozioni dei personaggi, tanto che ti sembra di averli accanto questi personaggi: li potresti pure toccare. Questo senti.
Di recentissima edizione, questo nuovo libro di Emanuela Canepa si segnala per l’impianto narrativo molto particolare.
La storia è ambientata a Venezia, nella sua prima parte, alla Giudecca. Detta anche Spina Longa, l’isola della Giudecca è quella parte di Venezia meno battuta dall’attuale turismo ma che si può considerare essere ancora uno dei centri veneziani, quello meno legato al commercio ma più luogo di residenza di lavoratori, operai, addetti alle attività legate al turismo e alla ristorazione dove un tempo insistevano però anche attività industriali come i cantieri navali, le officine Jungans e il grandissimo mulino Stuky ora sede di un lussuoso albergo.