di Carlo Rovelli
di Ninetta Pierangeli
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La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose.
(Carlo Rovelli; Raffaello Cortina editore, Milano, 2014)
Sembra difficile questo saggio che pur è scritto con intento divulgativo e, devo ammettere, veramente l’autore riesce a rendere accessibili a chi non ha una preparazione specifica, concetti come la relatività ristretta, la relatività generale, lo spazio quantico. Ci vuole attenzione, questo è vero, ma se ci sono riuscita io, ci possono riuscire molti. Certo, non ho la pretesa di aver compreso tutto, però la cosa bella e importante è che questo testo mi ha aperto uno sguardo nuovo sull’universo e sono rimasta lì a guardarlo con la mia immaginazione, come i due bimbi che vedono cadere la stella sulla terra. Ma cosa mi ha portato questa stella? Come ha illuminato la mia notte?
L’intento dell’autore è spiegare al grande pubblico come potrebbero stare insieme la teoria della relatività generale e quella della meccanica quantistica. Non vi spiego cosa sono e come potrebbero dare un’unica spiegazione della realtà, ve lo dirà lui. Quello che vi dirò è ciò che rimane. Ciò che è rimasto nella mia vita dopo aver letto questo libro.
Ho scoperto che il mondo è fatto tutto di materia, piccola quanto si vuole, corpuscolare, persino la luce è un corpuscolo, e lo spazio non è un contenitore vuoto, ma è fatto di quanti in relazione tra loro. E la relazione è ciò che li definisce e li fa essere ciò che sono per noi. Se vogliamo osservare le micro particelle, i quanti, non possiamo farlo senza modificarne la traiettoria. Osservandoli, cioè entrando in relazione con loro, li modifichiamo. In realtà, secondo al meccanica quantistica di Dirac, ogni oggetto e le sue proprietà “prendono realtà solo quando si scontrano con un altro oggetto”, e “”la realtà è ridotta a relazione”.
“Non sono le cose che possono entrare in relazione, ma sono le relazioni che danno origine alla nozione di cosa”. Il mondo “non è un mondo di oggetti: è un mondo di eventi elementari.
Ma è più semplice parlare di ciò che tutti abbiamo studiato. Noi vediamo dei colori che sono il modo in cui il nostro occhio legge la frequenza con cui i raggi di luce vengono riflessi dagli oggetti. Se noi non avessimo occhi o se i nostri occhi fossero come quelli di altri animali, il mondo non sarebbe così, sarebbe in bianco e nero, sarebbe tutto bianco e così via. La bellezza dei fiori la vediamo noi, perché abbiamo gli occhi per vederla. E la bellezza è dunque il modo in cui il mondo entra in relazione con noi umani, con me e con te.
E il tempo non esiste, esiste solo il divenire. Ma questo lo aveva detto già Eraclito. Ora sappiamo che noi che siamo sulla terra siamo immersi in un sistema di riferimento diveniente, in cui diveniamo insieme. E questo sistema è diverso altrove. Ma questo sistema mi permette di entrare in relazione con te, senza il divenire all’interno dello stesso sistema, io non batterei uno dietro l’altro i tasti di questa tastiera e tu non leggeresti questo mio umile intervento. Il divenire è un processo e “il processo è il passaggio da un’interazione all’altra”.
Lo spazio è curvo. E se è curvo, le rette parallele si incontreranno sempre e nessuno resterà mai solo. L’universo è contenuto e contenente. Rovelli dice che quando Dante l’ha disegnato ponendo la sfere di angeli che circondano e insieme sono circondati dall’Universo, ha avuto questa intuizione.Intuizioni presocratiche, intuizioni medievali, scienza moderna, non sono in questo testo in antitesi, anzi, il cammino della scienza sembra confermare passo passo antiche preveggenze.
Qualcuno, un essere umano, il primo, ha guardato l’Universo, era un dono per lui e per chi gli era compagno.
“Allo spirito scientifico fanno sorridere coloro che dicono di conoscere risposte ultime”.
“Accettare la sostanziale incertezza del nostro sapere vuol dire accettare di vivere immersi nell’ignoranza e, quindi nel mistero”, anche se “vivere nell’incertezza è difficile”,
Rovelli ci chiede di “guardare in faccia la nostra ignoranza” , “accettarla e cercare di guardare oltre”.
Cercare di guardare più lontano. Dove? Ancora con Dante, suggerirei verso “l’amor, che move il sol e l’altre stelle”.