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di Vinicio Salvatore Di Crescenzo

IN BIANCO E NERO

Ci siamo mai chiesti quanto, una semplice vecchia fotografia in bianco e nero possa essere in grado di suscitare in noi emozioni a volte incontrollabili? E quanto un determinato scatto, possa risvegliare ricordi assopiti e spesso dimenticati facendoci addirittura percepire i profumi e gli odori di quel preciso istante? Ebbene, senza alcun dubbio molto più di quanto potremmo pensare!

Appare evidente che il valore di un’immagine immortalata decine di anni fa, assume un’importanza particolare dacché non v’erano, come accade oggi, smartphone o fotocamere digitali con le quali fissare un determinato istante in ogni momento della vita, permettendoci di accumulare un’enorme quantità di immagini che non sempre poi verranno debitamente conservate. Viceversa, il fascino che assume una vecchia fotografia, magari lacerata o ingiallita è inarrivabile. Non tanto per le caratteristiche legate al fatto storico in sé, ma per il valore che riveste attraverso il carattere dell’unicità, soprattutto, se dentro questa immagine è raffigurato uno dei nostri cari così come ormai lo avevamo dimenticato nel lento e inesorabile passare degli anni. Ebbene, uno di questi momenti è ben descritto nella mia poesia “In bianco e nero”, tratta dalla raccolta “Triticum”, edita da Pav edizioni e pubblicata nel 2020.

Lecito e doveroso ricordare che il progresso, la tecnologia e la ricerca in ogni campo ci regalano il massimo agio in tutte le nostre attività, ma il valore originale di un ricordo, stampato e non replicabile, riveste un’importanza affettiva di inestimabile entità. Provate anche voi a entrare dentro una fotografia per rivivere un istante che non torna, per abbracciare chi c’era e per tenerci ancor più stretto chi oggi non c’è più, e sarà facile capire il senso nobile e profondo di questa intima poesia.

In bianco e nero

Non smarrire dal tuo sguardo

quel lume che ti indica il percorso da seguire.

Non ti arrendere alla vorace decadenza

dei pensieri e del tuo corpo.

Non permettere agli spazi ancora vuoti

di riempirsi d’ombre senza sole.

Le umide cavità, sotto le creste verdi d’erba folta

sono i ritratti del tuo viso senza segni temporali

che si adagia sui pacati respiri degli alberi già estivi.

Tra le mani quel sottile tenero sorriso

che ti fa alzar le gote, mentre col tuo corpo,

disegni umani sentimenti sotto le filtrate luci

d’una giornata che non torna.

Osservo ciò che sulla carta è impresso.

Parla senza voce ciò che un’immagine descrive

senza far rumore.

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