di Stefano Fortelli
A proposito di poesia, ci eravamo lasciati sottolineando l’importanza di riuscire, attraverso linguaggio e temi, a coinvolgere e generare immedesimazione nel lettore. Altra componente, a mio avviso fondamentale, è la capacita di creare tensione. Ma come si fa a creare tensione in una poesia? Non stiamo parlando di un racconto o di un romanzo dove c’è spazio, tempo e modo per riuscire a ricrearla questa. E allora cosa si fa? Si utilizzano a caxxo parole solitamente associate a situazioni o stati di tensione? Ovviamente non è così che si ingenera in chi legge, uno stato di inquietudine. L’inquietudine è strettamente legata al sentimento di condivisione dei temi trattati. La tensione nello scoprirsi inermi di fronte ad argomenti e parole che toccano nel profondo. Disarmati nel doversi confrontare con ciò che siamo portati a rifuggire, ma con il quale, gioco forza verrà il momento di dover fare i conti. Il linguaggio deve essere moderno, diretto, disturbante, ma soprattutto, come sottolineato nel precedente articolo, sincero. Dovrà disegnare uno specchio dove, nello stesso momento, sia riflessa l’immagine del poeta e del lettore. Una poesia che non persegua questo obiettivo sarà vacua e volatile, in una parola, inutile.